Le banche centrali sono pronte ad accogliere le criptovalute?

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La Federal Reserve Bank di St Louis (una delle dodici banche regionali di riserva che formano la banca centrale degli Stati Uniti) ha condotto uno studio che potrebbe rispondere alle principali domande sulle criptovalute. I ricercatori hanno esaminato la struttura di controllo delle varie valute e determinato se le banche centrali siano pronte ad adottare le criptovalute come mezzo di pagamento.

Categorizzazione del denaro



Nel cercare di inserire le criptovalute in una delle categorie monetarie riportate sotto, i ricercatori hanno concluso che classificare, in base ai parametri “tradizionali”, le criptovalute rappresenta una sfida impegnativa.

La banca utilizza un certo numero di dimensioni per categorizzare il denaro:
  1. la moneta è rappresentata fisicamente o virtualmente?
  2. le operazioni sono effettuate con pagamenti centralizzati o decentralizzati?
  3. la produzione della moneta è monopolizzata o avviene in modo concorrenziale?
Queste dimensioni consentono di distinguere in modo più agevole le materie prime (ad es. l’oro), le monete fisiche (ad es. l’euro), ecc. Tuttavia, l’analisi tradizionale delle criptovalute si è rivelata complessa.
struttura di controllo banca centrale cryptovalute
I ricercatori hanno sottolineato che l’oro ha decentralizzato il trattamento delle operazioni, dando vita a un processo di creazione concorrenziale al quale tutti possono accedere e caratterizzato da un approvvigionamento finito. Caratteristiche condivise con le criptovalute. Tuttavia, l’oro presenta anche un valore intrinseco in quanto materia prima, diversamente dalla moneta fiduciaria che rappresenta il valore di una materia prima. L’oro non è una forma di moneta a bassa liquidità; tuttavia, non necessita di una contabilità importante o prove della proprietà.

Al pari della moneta fiduciaria, è sufficiente essere in possesso dell’oro al momento dell’operazione per dimostrarne la proprietà. Al riguardo, i contanti sono completamente decentralizzati e, per spenderli, nella maggior parte dei casi non c’è bisogno né di supervisione né di contabilità. Tuttavia, la loro creazione è centralizzata e monopolizzata. Il denaro elettronico è anch’esso monopolizzato con un’offerta infinita.

I depositi bancari commerciali e la moneta elettronica della banca centrale sono considerati come denaro virtuale, in quanto non hanno alcuna rappresentazione fisica ed esistono unicamente come documenti. Al contrario, le forme fisiche di denaro, ad esempio l’oro e il denaro, non hanno spesso bisogno di essere registrati per essere scambiati sul mercato.

In quale categoria inserire le criptovalute?



La risposta è la seguente: in nessuna delle categorie “conosciute” o “tradizionali”. Le criptovalute presentano alcune caratteristiche delle tre categorie e ne includono di nuove. Sono pertanto degli strumenti unici.

Il Bitcoin è la prima moneta virtuale i cui diritti di proprietà sulle varie unità monetarie sono gestiti in una rete decentralizzata. Non esiste alcuna autorità centrale, nessun proprietario, nessuna gestione. Eppure, tutto funziona correttamente.

La blockchain Bitcoin è il sistema contabile decentralizzato, mentre i cosiddetti miner fungono da contabili. La gestione decentralizzata della proprietà degli attivi digitali è un’innovazione fondamentale. Ha infatti il potenziale di stravolgere l’attuale infrastruttura di pagamento e il sistema finanziario. In linea generale, questa rivoluzione potrebbe interessare tutte le aziende e gli enti pubblici coinvolti nella tenuta dei documenti.

La particolarità delle criptovalute consiste nel combinare i vantaggi transazionali della moneta virtuale con l’indipendenza sistemica di un trattamento decentralizzato. Inoltre, come l’oro, la creazione di nuove unità di criptovalute avviene su base concorrenziale. Chiunque può creare nuove unità di criptovalute scaricando il software di mining (qualora sia possibile minare la criptovaluta in questione) e contribuire, in tal modo, al sistema.

Nella pratica, però, il mining delle criptovalute è diventato più complesso a causa della feroce concorrenza, dei “professionisti del mining” che dispongono di apparecchiature altamente specializzate e dell’accesso economico all’elettricità.

L’esempio della moneta elettronica emessa dalla banca centrale



I ricercatori hanno dato grande importanza a un punto che in genere passa in secondo piano: ”Ogni forma di denaro presenta dei vantaggi e degli svantaggi. Ecco perché coesistono molteplici forme di denaro”.

Il denaro è anonimo e può essere utilizzato senza autorizzazioni, conti o registrazioni. Il sistema di pagamento in contanti non presenta punti deboli (come un server per il trattamento dei pagamenti) in grado di comprometterlo. Queste caratteristiche lo rendono un sistema robusto e decentralizzato in termini di pagamento. Non esistono nemmeno rapporti di credito o rischi insiti nel denaro. Le operazioni sono definitive ed effettuate di persona, il che consente agli individui di concludere operazioni anche se non si fidano l’uno dell’altro. Ovviamente, questo non vale per il commercio a distanza, ad esempio gli acquisti online. Si tratta di un inconveniente risolto però dal denaro virtuale, che apre ulteriori opportunità commerciali in nuovi mercati lontani.

I ricercatori sottolineano che i contanti sono l’unico attivo liquido utilizzabile per risparmiare al di fuori del sistema finanziario privato. In seguito avanzano una teoria interessante: Riteniamo che esista una significativa domanda per un attivo virtuale emesso da un istituto di fiducia che possa essere utilizzato per risparmiare all’esterno del sistema finanziario privato.

Per dimostrare questa teoria, hanno esaminato i franchi svizzeri in circolazione (sotto forma di contanti) come percentuale del PIL dal 1980 al 2017, identificando tre fasi.
  • Fase 1: dal 1980 al 1995, che segna il momento in cui le innovazioni finanziarie hanno sostituito l’utilizzo del denaro come mezzo di scambio o riserva di valore. La popolazione svizzera ha utilizzato con sempre maggiore frequenza le carte di debito e di credito per effettuare pagamenti.
  • Fase 2: si estende dal 1995 al 2008 ed è caratterizzata dallo sviluppo dei pagamenti tramite carta e dei servizi bancari online. Tuttavia, come mostrato dal grafico, l’utilizzo di contanti non è ulteriormente diminuito.
  • Fase 3: dal 2008 al 2017. La circolazione dei contanti aumenta e, secondo i ricercatori, questo fenomeno è dovuto alla crisi finanziaria mondiale iniziata nel 2007.

Franco svizzero PIL banche centrali

I ricercatori hanno aggiunto: ”Riteniamo che esistano validi argomenti in favore di una moneta elettronica... Una moneta elettronica emessa dalla banca centrale risponde infatti alle esigenze della popolazione in termini di moneta virtuale senza rischio di controparte”.

Lo stesso non si può dire del denaro, descritto come uno strumento inefficace, costoso, che facilita i crimini e limita la capacità della banca di utilizzare tassi d’interesse nominali negativi.

La banca ritiene che le criptovalute siano un’alternativa adeguata ai contanti e potrebbero soppiantarli quando saranno risolti problemi quali l’evolutività, le spese elevate e l’adozione. Cita inoltre la rete “Lightning” come una delle potenziali soluzioni a questi problemi.

Tra le altre soluzioni, la banca propone l’emissione di moneta elettronica per tutti, ritenendo che tale pratica contribuirebbe a disciplinare le banche commerciali e le costringerebbe a offrire tassi d’interesse più elevati agli utenti per compensare una maggiore volatilità. Secondo i ricercatori di St Louis, questo semplificherebbe la politica monetaria favorendo l’utilizzo generalizzato dei conti bancari centrali con il tasso d’interesse come principale strumento politico.

Dato che il mercato risulterebbe disaggregato, i tassi d’interesse sarebbero bassi; inoltre, poiché una banca centrale non può trovarsi in condizioni di illiquidità, non esiste alcun rischio di controparte diversamente dalle banche commerciali. Vista l’assenza di credito disponibile per la moneta elettronica della banca centrale, non è richiesta alcuna supervisione e nessuna manutenzione.

In realtà, la banca centrale non dovrebbe nemmeno estendere l’infrastruttura per fornire a tutti i fondi e i conti elettronici delle banche centrali. La legislazione potrebbe infatti obbligare le banche commerciali a integrare i conti bancari centrali e conservare i fondi dei clienti all’esterno in collaborazione con la banca centrale, limitando in tal modo i rischi per i clienti (in caso di fallimento della banca commerciale) e proteggendo meglio i fondi.

Quando verrà il momento delle criptovalute emesse dalle banche centrali?



Anche se sarebbe semplice da un punto di vista tecnologico, l’emissione di criptovalute da parte delle banche centrali non ha molto senso. I ricercatori affermano che nessuna banca centrale che gode di buona reputazione sia sufficientemente motivata a emettere delle criptovalute. Infatti, se questa moneta fosse utilizzata per commettere un reato, la banca sarebbe associata allo stesso con conseguente danno alle sue attività.

“Se togliamo alle criptovalute la loro natura decentralizzata non ne resta molto... Come mostrato nella figura 1, il denaro virtuale centralizzato ed emesso in modo monopolistico da una banca centrale è il denaro elettronico della stessa”.

Secondo la banca, è ingenuo aspettarsi l’emissione di una criptovaluta da parte di una banca centrale, alla luce dei problemi logistici e degli inutili rischi. La banca rischierebbe infatti, a causa dell’opzione di anonimato completo, di agevolare il riciclaggio di denaro e altri crimini, per i quali le banche commerciali sono tenute ad adottare misure preventive. I ricercatori riconoscono i vantaggi di autorizzare operazioni anonime qualora un governo opprima i propri cittadini, ma ritiene anche che non sia opportuno, per un ente pubblico, promuovere attivamente operazioni anonime, in ragione del loro obbligo di ricevere le imposte e contrastare il riciclaggio di denaro.

“Da un lato, i governi potrebbero agire in modo pessimo, dall’altro sono i cittadini a poter celare cattive intenzioni. Nel primo caso, è giustificato il ricorso a una valuta anonima per proteggere i cittadini contro cattivi governi, nel secondo è invece necessaria la trasparenza di tutti i pagamenti. La realtà sta nel mezzo...”



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