Il trading è adatto ai pensionati?

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I mercati finanziari e il trading attirano un gran numero di pensionati. Alcuni la considerano come una professione ma, la maggior parte pratica trading per ottenere una fonte di reddito supplementare. È una buona idea dedicarsi al trading quando si è in pensione?


Un profilo di investitore contraddittorio



Due sono i fattori da tenere in esame quando si determinano gli obiettivi dell’investitore:

- l’età: prima dei 35 anni, in genere, si cerca di costruirsi un capitale e si è disposti a correre dei rischi per raggiungere questo obiettivo. Tra i 35 e i 60 anni una persona cerca di far fruttare il capitale. Si tratta della fascia di età in cui si è disposti a correre i rischi più elevati. Quando si va in pensione, l’obiettivo è proteggere il proprio capitale e si è quindi meno pronti a correre dei rischi.

- Il tempo disponibile: maggiore è il tempo disponibile e più è possibile trascorrere del tempo a tradare sui mercati finanziari. Proprio per questo molti disoccupati o pensionati si lanciano nel trading.

Per il pensionato, questi 2 fattori sono in contrasto l’uno con l’altro. Infatti, man mano che l’età avanza si diventa sempre più prudenti e si cerca di proteggere il capitale; tuttavia, la pensione significa anche avere molto tempo a disposizione che bisogna pur occupare in qualche modo. Pertanto, molti pensionati scelgono di avventurarsi nel trading. Tuttavia, se c’è un momento della vita in cui non ci si può permettere di perdere il capitale, quello è proprio la pensione. In questo periodo, infatti, i redditi sono in calo ed è difficile recuperare il capitale perso.


Il trading ha un costo



Molti pensionati si avvicinano al trading perché desiderano integrare la propria pensione. L’obiettivo è quindi trovare una fonte di reddito supplementare. Il problema consiste nel fatto che, per diventare dei buoni trader e sperare di guadagnare denaro, occorrono diversi anni. Non basta avere un buon bagaglio tecnico nel trading; è anche necessario imparare a gestire le emozioni (un trader vincente è un trader che non prova più nulla quando trada) e maturare esperienza. L’esperienza non la potete imparare da nessuna parte; la si acquisisce con il tempo.

Anche formarsi al trading ha un costo elevato. Oltre infatti ai costi di una formazione a pagamento (vedere Formazione sul trading a pagamento: utopia pedagogica), occorre considerare quelli necessari per imparare a tradare. Se un trader vi dice di non aver mai azzerato i fondi disponibili, state pur certi che sta mentendo. Sfortunatamente, per progredire nel trading è necessario commettere errori. Questi errori si traducono in un costo finanziario.

Sui mercati finanziari, la regola d’oro è investire soltanto il denaro che potete permettervi di perdere, senza che venga compromesso il vostro stile di vita presente o futuro. I pensionati che dispongono di una pensione modesta, non rientrano in questa categoria. In tal caso, lanciarsi nel trading è un’autentica follia. Il fallimento è assicurato e questo potrebbe avere pesanti conseguenze psicologiche e finanziarie.

Gli unici pensionati che possono permettersi di praticare trading sono quelli che lo hanno già praticato prima della pensione e che dispongono dei mezzi finanziari per sostenere eventuali perdite del capitale investito. Tutti gli altri farebbero meglio a lasciar perdere. Non hanno infatti nulla da guadagnare, soltanto da perdere.


Le trappole sono numerose



I pensionati sono molto ricercati tra i formatori del trading e i broker. Dispongono infatti di un capitale più sostanzioso (il lavoro di tutta la vita). Tutto è fatto per suscitare in loro il desiderio di tradare. Sono organizzate numerose fiere di trading nel corso dell’anno che attirano un gran numero di partecipanti. Se vi siete già recati a una fiera, saprete che la grande maggioranza dei visitatori è composta da pensionati. Se non vi siete mai interessati al trading prima d’ora, non andate mai a una fiera per curiosità. Tutto infatti è pensato per farvi “bruciare le tappe” e suscitare in voi il desiderio di tradare (duelli di trading, conferenze, broker, ecc.).

Anche su Internet esiste un gran numero di formazioni. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, tali corsi sono pensati per farvi credere che il trading sia un’attività facile, che tutti possono tradare e soprattutto che potrete farlo rapidamente. Non cadete in questa trappola. Dopo esservi formati, ne vorrete fare un’altra e gli unici che si arricchiranno sono i formatori. Non dico che tutte le formazioni siano scadenti, ma molto spesso sono particolarmente costose. Prima di iscrivervi a un corso qualunque, fatevi questa domanda: sarete in grado di far fruttare il vostro investimento? Perché di questo si tratta: una formazione è un investimento, ha un costo con l’obiettivo di guadagnare denaro in futuro. Se pagate una formazione 1.000€, per tornare in pareggio dovrete riguadagnare tale importo con il vostro trading. Se il trading rende il 10% l’anno, potete essere soddisfatti di voi stessi. Ma non sperate di raddoppiare il capitale investito.

L’ultima trappola per i pensionati è rappresentata dai broker. Numerosi broker disonesti acquisiscono delle banche dati per ottenere numeri di telefono ed e-mail. Ma non lasciatevi abbindolare dal vostro interlocutore. Riagganciate il telefono prima ancora di ascoltare la loro proposta. Sono bravi a convincervi e vi prometteranno mari e monti. In genere vi mettono a disposizione un trader esterno che farà il lavoro al posto vostro. Si tratta di una frode molto diffusa. Vi si chiede di depositare molto denaro per consentire a questa persona di gestire il vostro conto e, quando iniziate a fiutare che qualcosa non va, i fondi saranno già scomparsi. Seguite questa semplice regola: nel trading è necessario gestire personalmente il proprio denaro. Non affidatevi mai a un terzo!


Conclusione



Se siete dei pensionati, non cedete alle sirene del trading. Avete molto più da perdere che da guadagnare. Quando siete in pensione non è un buon momento per iniziare a tradare. O praticate il trading da diversi anni o è meglio occupare il tempo facendo qualcos’altro.

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