Trader professionisti e trader privati a confronto

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Se confrontati con i trader professionisti, i principianti vengono spesso messi in cattiva luce. Tuttavia, tra le due categorie ci sono solo piccoli dettagli a fare la differenza.

I trader professionisti: non è tutto oro quello che luccica



Un trader professionista si definisce come una persona che vive di trading o che lavora in una società la cui principale attività è il trading (banche, hedge fund, ecc.). I privati e principalmente i trader principianti tendono spesso ad adulare i professionisti. Hanno spesso in testa l’immagine di un trader in grado di capire il mercato, decifrare i suoi segnali, anticipare i movimenti e che è ampiamente vincente nel suo trading.

Quando parlo di trader professionisti, non bisogna confondere questa categoria con i soggetti preposti al coding, che contribuiscono allo sviluppo degli algoritmi di trading. Infatti in questo caso si parlerà di trading ad alta frequenza. A rendere performanti questi algoritmi non è tanto la loro comprensione del mercato, ma semplicemente la velocità dei server (per il trattamento dei dati e l'esecuzione degli ordini). Il trading ad alta frequenza non fa altro che sfruttare lo squilibrio del mercato attraverso lo studio di registri ordini e il trattamento di dati grazie a Bloomberg.

Per quanto riguarda i trader professionisti nel vero senso della parola, ovvero quelli che praticano trading manuale (a volte automatizzato), è sbagliato credere che siano geni dotati di poteri sovrannaturali di comprensione del mercato. Infatti, gran parte di essi perde denaro nel trading. I professionisti sono esperti nella manipolazione dei dati e nel marketing. Ovviamente, riescono nella maggior parte dei casi a sovraperformare il mercato (o generare una buona performance) su un determinato periodo, ma esaminando la loro performance su più anni ci si rende conto che sono pochi i trader realmente vincenti.

A sostegno di questa tesi c’è uno studio condotto da Morningstar su oltre 750 fondi di gestione attiva, secondo cui soltanto il 40% ha sovraperformato il rispettivo indice di riferimento negli scorsi 5 anni e questo senza considerare le spese di gestione. Tenendo conto di quest’ultimo aspetto, la percentuale dovrebbe scendere tra il 30 e il 35% (1/3 di vincenti).

Sfortunatamente non è stato realizzato alcuno studio reale sul numero di trader privati che perdono denaro sui mercati borsistici. Un tale studio avrebbe infatti consentito di operare un confronto con i professionisti. Per quanto non ci siano cifre al riguardo, vi garantisco che le percentuali di trader vincenti sono molto basse. La Consob si guarda bene dal pubblicare questi dati, poiché c’è troppo denaro in gioco.

Al contrario, esistono dei dati per il Forex. Per quanto si parli spesso di 9 trader su 10 che perdono denaro su questo mercato, tale rapporto è sbagliato. È questa la conclusione che emerge dal mio studio sulle reali statistiche del Forex/CFD. La percentuale effettiva è pari a circa il 25%. Per confrontare questi dati con quelli dei trader professionisti, utilizziamo le statistiche pubblicate da Interactive Brokers, il broker accreditato degli hedge fund (su futures e Forex). Ogni trimestre, deve infatti comunicare alla sua autorità normativa, la NFA, la percentuale di trader vincenti. Il dato si attesta intorno al 44%.

Pertanto, più di un trader professionista su due perde denaro sul Forex, mentre in Borsa soltanto un terzo riesce a sovraperformare il mercato. Numeri sicuramente migliori rispetto ai trader privati, ma il divario non è poi così significativo.

Cosa distingue un trader professionista da un trader privato?



I privati credono a torto che i trader professionisti utilizzino complesse strategie di trading e strumenti ai quali loro non hanno accesso. Bloomberg è sicuramente una miniera di informazioni dal punto di vista dei fondamentali ma, a livello di analisi tecnica, i privati possono contare sugli stessi strumenti di trading.

Come gran parte dei privati, i trader professionisti utilizzano le medie mobili, i principali indicatori tecnici (RSI, MACD, bande di Bollinger, ecc.), le figure grafiche, le resistenze e i supporti, le candele giapponesi. Quelli che praticano scalping ricorrono principalmente al registro ordini.

Due sono gli elementi che distinguono un trader professionista da uno privato:

- l’esperienza: i professionisti sanno tutto sui mercati finanziari da molti anni, hanno quindi maturato un’esperienza sugli stessi e sanno utilizzare i vari strumenti di trading. Anche un privato è in grado di maturare questa esperienza, purché accetti che imparare a tradare è un lungo processo. Tuttavia, dopo diversi anni di attività, posso dirvi che i trader professionisti non sono più bravi da un punto di vista tecnico dei privati che si preparano bene al trading.

- Il money management: un trader professionista è consapevole che il capitale disponibile è il suo strumento di lavoro, che deve essere protetto tramite una corretta gestione del rischio. Se perdono il capitale investito, i professionisti sanno che perderanno anche il lavoro. Risulterà quindi più facile per loro adottare numerose regole di money management.

Sfortunatamente, i trader privati pensano spesso al guadagno e poi alle perdite. Questo accomuna quasi tutti i principianti, che considerano i mercati finanziari come un casinò e non come un investimento sul lungo termine. Sono proprio loro che fanno impennare le statistiche associate ai trader privati perdenti.

Conclusione



Tutti i trader privati possono arrivare allo stesso livello dei professionisti; basta accettare di trascorrere diversi anni a maturare esperienza e applicare un rigoroso money management.

Spesso i trader professionisti sono tali soltanto perché hanno i giusti contatti e molto denaro da investire. A parte questo, sono persone come tutte le altre. Non tenendo conto dei trader privati che scambiano i mercati per un casinò, sono sicuro che i restanti trader privati abbiano lo stesso tasso di successo dei professionisti.

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