Le cause e le conseguenze dell’inflazione

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Definizione d’inflazione



Per inflazione si intende il rialzo generale dei prezzi di beni e servizi. Spauracchio per la maggior parte dei consumatori, l’inflazione ha talvolta un impatto positivo. Tuttavia, prima di approfondire le sue conseguenze, esaminiamo in un primo momento le relative cause.

Le cause dell’inflazione



- L’inflazione monetaria: l’inflazione è causata dall’aumento della massa monetaria (banconote, monete metalliche, depositi a vista, buoni del tesoro, ecc.) da parte della banca centrale che emette banconote. I motivi di questo fenomeno sono illustrati nella scheda dedicata alla creazione monetaria. La banca centrale non è l’unico responsabile dell’inflazione monetaria; anche le banche commerciali svolgono un ruolo di primo piano, in ragione dei crediti che concedono ai vari operatori economici (privati, aziende).

Si ritiene che questo tipo d’inflazione sia associato alla cattiva gestione dello Stato, che opta spesso per “stampare denaro” al fine di ridurre l’importo del debito pubblico da rimborsare.

- L’inflazione causata dai costi o inflazione importata: in questo caso l’inflazione è associata all’aumento del prezzo delle materie prime importate, che influisce sul prezzo di vendita del prodotto finale. Prendiamo ad esempio gli pneumatici, prodotti derivati dal petrolio. Se il corso del petrolio aumenta, l’azienda produttrice di pneumatici dovrà sostenere costi di fabbricazione più elevati, che a loro volta si ripercuoteranno sul prezzo di vendita del prodotto finito. Ovviamente l’azienda può in parte assorbire l’aumento dei corsi delle materie prime; tuttavia, se questo incremento è troppo significativo, è difficile per la stessa mantenere invariati i prezzi di vendita.

- L’inflazione causata dalla domanda: in questo caso l’inflazione è correlata a uno squilibrio tra l’offerta e la domanda di un determinato prodotto. Infatti, se la domanda è superiore all’offerta i prezzi aumentano sistematicamente fino quando non viene raggiunto un punto di equilibrio. Qualora l’offerta non sia in grado di soddisfare la domanda, i prezzi continueranno ad aumentare in ragione della rarità del prodotto, creando pertanto inflazione.

- L’inflazione causata dall’indicizzazione: in questo caso l’inflazione è associata all’indicizzazione del prezzo di determinati prodotti rispetto a quello di prodotti intermedi necessari alla loro fabbricazione. Torniamo all’esempio degli pneumatici per illustrare questo concetto. Se il prezzo di vendita degli pneumatici aumenta, anche il prezzo di vendita di un’automobile nuova potrebbe aumentare, dato che il costo degli pneumatici rientra tra quelli sostenuti per la fabbricazione dell’auto.

- L’inflazione causata da una mancanza di fiducia nella moneta: il valore della moneta che utilizziamo quotidianamente dipende dalla fiducia riposta nella stessa. Sui mercati finanziari, la mancanza di fiducia in una moneta si traduce in un calo del suo corso di cambio. Se ad esempio gli investitori sono diffidenti nei confronti dell’euro per varie ragioni, la moneta unica si deprezzerà rispetto alle altre valute. La perdita di valore favorisce l’inflazione. Ad esempio, per importare dei prodotti dagli Stati Uniti si dovrà pagare un prezzo in euro più alto.

- L’inflazione causata dalla politica monetaria: quando la banca centrale taglia i tassi ufficiali l’inflazione aumenta sistematicamente. Infatti, da un lato la moneta si deprezza in seguito al fenomeno del carry trade (valuta meno redditizia) e dall’altro le banche commerciali prenderanno in prestito una grande quantità di denaro dalla banca centrale (in quanto il costo del denaro è meno elevato). Inoltre, le banche commerciali concederanno maggiore credito agli operatori economici, creando quindi ulteriore inflazione.

Esistono pertanto molteplici cause dell’inflazione ed è difficile ridurla a un unico fattore.

Le conseguenze dell’inflazione



- Crescita degli stipendi: nella maggior parte dei Paesi sviluppati, gli stipendi sono indicizzati al livello dei prezzi. Pertanto, in presenza di un’inflazione pari al 3%, teoricamente anche gli stipendi aumenteranno dello stesso valore. Non si verifica pertanto alcuna perdita del potere d’acquisto. Tuttavia, è possibile muovere una critica al riguardo. Il calcolo dell’indice dei prezzi (sul quale vengono indicizzati gli stipendi) è spesso falsato. Nella determinazione di questo indice, i beni di consumo cosiddetti necessari sono infatti molto più importanti delle altre spese che sostiene un consumatore. I canoni di affitto rappresentano ad esempio una quota minima dell’indice, pur essendo in realtà una delle principali spese per le famiglie. Al contrario l’andamento del prezzo dei generi alimentari ricopre un ruolo di primo piano. Per tale motivo, inflazione reale e percepita differiscono.

Se gli stipendi aumentano più rapidamente dei prezzi, il reddito delle famiglie risulta più alto. Al contrario, se gli stipendi aumentano più lentamente si verifica una perdita del potere d’acquisto.

- Riduzione del debito per i debitori: 1 euro oggi non vale come 1 euro domani. In presenza dell’inflazione, 1 euro domani varrà meno di 1 euro oggi. Pertanto, se avete contratto un prestito bancario a tasso fisso, l’importo da rimborsare ogni mese sarà identico ma rappresenterà una parte minore del vostro reddito. Proprio questa è una delle ragioni che spingono spesso gli Stati Uniti a stampare grandi quantità di denaro. L’inflazione associata a questa operazione riduce il peso del debito pubblico che lo Stato deve rimborsare ai propri creditori.

Al contrario, l’importo del debito risulterà inferiore per i creditori, che si vedranno rimborsare i rispettivi crediti con una moneta che presenterà un valore più basso rispetto al momento in cui è stata conclusa l’operazione di prestito.

In modo analogo, le famiglie che hanno contratto un prestito a tasso variabile saranno penalizzate dall’eventuale aumento dei tassi ufficiali da parte della banca centrale. Il soggetto che ha contratto un prestito a tasso variabile dovrà rimborsare interessi in percentuale superiori rispetto a quando ha contratto il prestito.

- Maggiori esportazioni: l’inflazione favorisce l’esportazione dei nostri prodotti. Infatti, in seguito all’inflazione il valore della nostra moneta diminuisce rispetto alle altre valute; pertanto, gli importatori esteri potranno acquistare i nostri prodotti a un prezzo più basso. L’inflazione rende quindi più dinamica l’attività economica del nostro Paese e crea nuovi posti di lavoro per rispondere all’aumento della domanda.

Al contrario, l’inflazione ha un impatto deleterio sugli importatori che dovranno pagare di più per importare prodotti stranieri, in seguito al deprezzamento della moneta rispetto alle valute estere. Se un Paese presenta una forte dipendenza energetica verso l’estero, l’inflazione causerà un incremento dei costi energetici.

- Segno che un Paese gode di buona salute: l’inflazione non è per sua natura negativa, poiché rappresenta un segno di crescita economica. Tuttavia, questa inflazione deve essere moderata e non superare il tasso di crescita del PIL. Il tasso di crescita reale di un Paese viene calcolato nel modo seguente: tasso di crescita del PIL - tasso di crescita dell’inflazione.

Se il tasso d’inflazione è superiore al tasso di crescita del PIL, l’economia reale è in recessione.

- Favorisce i detentori di attivi: l’inflazione aumenta il valore dei beni immobiliari posseduti. Infatti, un eventuale aumento dei prezzi si ripercuote sulla totalità dei beni e servizi. Di conseguenza, il valore di un bene immobiliare risulterà maggiore. Questa regola vale anche per le altre tipologie di attivi.

Al contrario, gli investitori dovranno corrispondere un prezzo più alto per acquistare un bene o un attivo.

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